COVID-19: quali misure adottare in un reparto di endoscopia

Una review su Gut descrive i cambiamenti della barriera intestinale, i metodi di misurazione della permeabilità e l’impatto di alimenti e nutraceutici.

In Italia, come nel resto del mondo, l’infezione da SARS-CoV-2 (COVID-19), sta destando seria preoccupazione per la salute pubblica soprattutto a causa della sua facile trasmissione.

Molte sono le misure che i Paesi, Italia in primis, stanno adottando nel tentativo di contenerne la diffusione. Specifiche norme di comportamento devono però esser osservate soprattutto dal personale sanitario più esposto al contatto con pazienti potenzialmente infetti. Tra questi, seppur non in prima linea, troviamo gli operatori in reparti endoscopici.

Conosciamo dunque meglio questo virus e, soprattutto, i comportamenti da adottare in un reparto di endoscopia per la sicurezza di tutti sulla base di un articolo pubblicato in questi giorni su Gastrointestinal Endoscopy a cura di Alessandro Recipi e colleghi dell’Humanitas University di Rozzano (Milano) che riassume le evidenze e le linee guida disponibili.

COVID-19: cosa c’è da sapere

SARS-CoV-2 appartiene alla famiglia coronavirus alla quale appartengono altre 6 varianti virali patogene per l’uomo, le già note SARS-CoV (2002) e MERS-Cov (2012).

A marzo 2020, oltre 100mila casi sono stati registrati in tutto il mondo, oltre 10mila solo in Italia. Tra i sintomi caratteristici troviamo febbre, tosse, debolezza e diarrea a cui si aggiungono difficoltà respiratorie ed eventi emorragici nelle forme più gravi. Il tasso di mortalità si aggira sul 3.5% coinvolgendo principalmente persone con problematiche di salute pre-esistenti e dai 60 anni in su.

L’80% dei contagiati sono invece asintomatici o con sintomatologia medio-lieve aumentando perciò il rischio di trasmissione inconsapevole.

Il periodo medio di incubazione è stimato essere di 5.5 giorni (0-14 giorni).

Il contagio sembrerebbe avvenire principalmente per via orale (goccioline) nonostante evidenze suggeriscano anche quella fecale-orale. La distanza “di sicurezza” minima sarebbe di un metro anche se molti sono ancora i dubbi a riguardo.

Misure da adottare in sede endoscopica

Cosa fare prima dell’esame

Per valutare il rischio di contagio (basso, medio, alto) e, in base a questo, adottare le misure più opportune, il paziente dev’esser contattato qualche giorno prima dell’esame al fine di raccogliere informazioni sul suo stato di salute.

Al momento dell’arrivo in reparto si deve inoltre:

  • misurare la temperatura corporea
  • porre le seguenti domande:
    • 1) negli ultimi 14 giorni ha avuto febbre, tosse, mal di gola o problemi respiratori?
    • 2) ha avuto contatti con persone contagiate o con sospetto di contagio?
    • 3) proviene da aree ad alto rischio?

Protezioni per il personale sanitario e il paziente

Tra i dispositivi di protezione personale da indossare troviamo: guanti, occhiali, camice, respiratori (modello N95/FFP2/FFP3) e mascherine. Il loro riutilizzo è da evitare.

È inoltre consigliato indossare due paia di guanti, uno “di lavoro” e l’altro per un’ulteriore protezione dell’operatore.

A ciò si associa un accurato lavaggio delle mani con disinfettanti a base alcolica prima e dopo l’interazione con il paziente e il mantenimento delle adeguate distanze laddove possibile.

Al paziente è raccomandato l’utilizzo della mascherina da rimuovere poco prima dell’esame endoscopico.

Particolare attenzione va fatta anche quando questi dispositivi vengono tolti. Nell’ordine:

  • disinfettare i guanti “da lavoro” con l’alcol prima di rimuoverli
  • togliere gli occhiali
  • rimuovere le protezioni respiratorie (mascherina e respiratore)
  • togliere il secondo paio di guanti
  • ripetere il lavaggio delle mani con saponi e disinfettanti a base alcolica

In caso di pazienti ad elevato rischio di trasmissione si raccomanda di eseguire l’esame in camere a pressione negativa per limitare la dispersione del virus nell’aria.

Una volta terminato l’esame si raccomanda di disinfettare tutte le superfici con prodotti adatti. Nel caso di SARS-CoV-2 non ci sono al momento prodotti chimici dalla comprovata efficacia. Ci si basa quindi sulle norme adottate per le precedenti infezioni da coronavirus (SARS, MERS). Per la disinfezione di superfici che non sono venute a contatto con il paziente una diluizione 1:100 di candeggina sembrerebbe esser efficace.

In caso di camera a pressione negativa si raccomanda di attendere almeno 30 minuti prima di far entrare il paziente successivo.

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