COVID-19 e sintomi gastrointestinali: caso studio pubblicato su GUT

Una review su Gut descrive i cambiamenti della barriera intestinale, i metodi di misurazione della permeabilità e l’impatto di alimenti e nutraceutici.

L’infezione virale da SARS-CoV-2, meglio nota come COVID-19, sta interessando sempre più Paesi. Tra i sintomi più comuni finora registrati all’esordio troviamo febbre, affaticamento, tosse secca, dolori muscolari e difficoltà respiratorie.

Meno comuni sono invece mal di testa, dolore addominale, diarrea, nausea e vomito. Nonostante siano pochissimi i casi che riportano solo sintomi gastrointestinali all’inizio della malattia, una maggiore attenzione dovrebbe esser riservata anche per questo tipo di sintomatologia.

Come suggeriscono alcuni studi, la trasmissione potrebbe essere anche orale-fecale data la maggiore espressione dei recettori di interazione virale (ACE2) a livello gastrointestinale.

A tal proposito, sulla rivista GUT è stato pubblicato nei giorni scorsi il caso studio di un ragazzo di 22 anni ricoverato a gennaio nella provincia di Wuhan, epicentro dell’infezione. A firmare la letter è Y. Song del Weihai Municipal Hospital (Shandong University) di Weihai, in Cina.

Sebbene al ricovero presentasse solo febbre moderata e diarrea da quattro giorni e l’esame clinico delle vie respiratorie e dei parametri vitali non riportasse alcuna anomalia, il tampone nasofaringeo è risultato positivo per COVID-19.

Il paziente è stato quindi trattato con terapia antivirale (lopinavir e ritonavir per via orale, interferon alpha-2b per via inalatoria) e mucolitica (acetilcisteina). A seguito della profilassi il paziente ha riportato un netto miglioramento dei sintomi e la completa guarigione supportata dalla negatività della ricerca virale.

Oltre a quello respiratorio, anche il sistema gastrointestinale sembrerebbe quindi coinvolto nel contagio da COVID-19.  Così commenta l’autore: «Esiste la possibilità che l’apparato gastrointestinale sia un potenziale gateway di invasione e trasmissione di SARS-CoV-2. Questi risultati possono contribuire a una comprensione globale della trasmissione di SARS-CoV-2».

 

 

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