Sulla rivista BMJ è in corso una discussione riguardante il possibile impatto dei farmaci ACE-inibitori e degli antagonisti del recettore dell’angiotensina II (i sartani) sul decorso della malattia causata dal nuovo coronavirus, denominata Covid-19.
Il più grande studio condotto in Cina su quasi 45.000 casi confermati di Covid-19 ha dimostrato che ipertensione (tasso di letalità 6,0%), diabete (7,3%), malattie cardiovascolari (10,5%) ed età superiore a 70 anni (10,2%) rappresentano importanti comorbilità di questa infezione, che in loro assenza causa un tasso di letalità del 2,3%.
Non è ancora chiaro quale sia la relazione fra questi fattori di rischio e la Covid-19, ma un’ipotesi recentemente formulata punta il dito su alcuni farmaci assunti dai pazienti con queste comorbidità, ovvero gli ACE-inibitori e gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II (sartani).
Questa ipotesi si basa in primo luogo sull’evidenza che il virus Covid-19 (noto anche come SARS-CoV-2) si lega al recettore dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) 2 per l’ingresso nelle cellule bersaglio. Inoltre, esperimenti su modelli animali sembrano dimostrare che sia il lisinopril (un ACE-inibitore) sia il losartan (un antagonista del recettore dell’angiotensina II) possono aumentare significativamente l’espressione dell’mRNA di ACE2 a livello cardiaco (rispettivamente di 5 volte e 3 volte). Inoltre, il losartan sembra in grado di aumentare significativamente anche l’attività cardiaca di ACE2.
Nei pazienti che assumono questi farmaci, quindi, la molecola che consente a Covid-19 di infettare le cellule potrebbe essere maggiormente espressa, aumentando così il rischio di un peggiore decorso dell’infezione.
Se questa ipotesi sarà confermata da studi epidemiologici e preclinici, potrebbe essere utile sostituire temporaneamente questi farmaci con un’altra terapia farmacologica allo scopo di ridurre i decessi per Covid-19.