Sintomi gastrointestinali: primi segni di COVID-19 in circa il 10% dei pazienti positivi per SARS-COV2

Una review su Gut descrive i cambiamenti della barriera intestinale, i metodi di misurazione della permeabilità e l’impatto di alimenti e nutraceutici.

Nell’Ospedale Generale di Crema è stato condotto uno studio osservazionale prospettico tra il 21 febbraio e il 13 marzo 2020, per valutare la prevalenza e le caratteristiche dei sintomi gastrointestinali nella malattia COVID 19.

Da una prima analisi dei dati è emerso che il 10% dei pazienti arruolati con malattia COVID 19, riferiva sintomi gastrointestinali da circa 4,9 a 20 giorni prima del ricovero.

È stato elaborato un database con dati demografici, data inizio sintomi, tipologia dei sintomi, inclusi quelli gastrointestinali (come nausea, vomito, diarrea o dolore addominale) e data di ricovero.

Gli endpoints primari dello studio erano: necessità di pressione positiva continua delle vie aeree (CPAP) o ventilazione non invasiva (NIV), ricovero in terapia intensiva (ICU) e decesso dei pazienti.

Tra 411 pazienti COVID-19 arruolati (con RT-PCR positiva), 42 (10,2%, 15 femmine e 27 maschi, età media 68,2 ± 14,2) hanno riportato sintomi gastrointestinali tra cui nausea (18, 4,3%), vomito (16, 3,8%), diarrea (15, 3,6%) o dolore addominale (5, 1,2 %). L’assenza di tosse è stata riportata in 35/42 (83%) pazienti con sintomi gastrointestinali rispetto a 225/369 (61%) pazienti senza sintomi gastrointestinali (p = 0,004), con il 15% vs il 13%, rispettivamente, con imaging del torace negativa.

La frequenza della febbre era simile (p = 0,7) nei due gruppi.

Nell’1,2% dei pazienti arruolati, i sintomi gastrointestinali non erano associati né a febbre né a tosse.

Dei 42 pazienti che presentavano sintomi gastrointestinali, 9 (21,4%) hanno richiesto CPAP / NIV, 1 (2,3%) è stato ricoverato in terapia intensiva e 4 (9,5%) sono deceduti. Nella coorte, i sintomi gastrointestinali non erano correlati a febbre, sincope, uso di ACE-inibitori o altre comorbilità.

I dati dello studio confermano l’importanza di includere i sintomi gastrointestinali nell’elaborazione anamnestica di COVID-19, e sono sovrapponibili a quanto descritto da Lin et al, nella loro recente pubblicazione su Gut.

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