Prevalenza dei Sintomi Gastrointestinali nei pazienti ospedalizzati per Covid-19

Una review su Gut descrive i cambiamenti della barriera intestinale, i metodi di misurazione della permeabilità e l’impatto di alimenti e nutraceutici.

Nonostante l’infezione da Sars-Cov2 o Covid-19 colpisca principalmente le vie respiratorie, è ormai noto l’interessamento anche dell’apparato gastrointestinale. Con che incidenza e gravità rimaneva tuttavia ancora poco chiaro data la scarsa standardizzazione nel riportarne la sintomatologia.

Il gruppo di ricerca multinazionale GI-COVID-19 guidato dal Prof. Barbara e Dott. Marasco dell’Università di Bologna ha quindi voluto approfondire la prevalenza dei sintomi gastrointestinali (GI), i fattori associati alla loro comparsa e il relativo decorso a un mese.

Lo studio condotto su 871 pazienti ospedalizzati (575 con Covid e 296 Covid-free) senza problematiche gastrointestinali prima del ricovero ha prodotto i seguenti risultati:

  • Il 54.1% di tutti i pazienti inclusi (471/871) ha riportato almeno un sintomo gastrointestinale
  • Tali disturbi si sono dimostrati più frequenti in pazienti Covid (59.7%; 343/575) rispetto ai controlli (43.2%; 128/296)
  • Il gruppo Covid ha riportato un aumento di nausea (28.2%vs 13.2%), diarrea (37.9% vs 11.9%) e feci morbide (27.3%vs 10.2%), urgenza evacuativa (16.6%vs 6.8%)

Confrontando poi, all’interno del gruppo Covid, quelli senza e con sintomi gastrointestinali, questi ultimi:

  • hanno anche mostrato una maggior prevalenza di febbre (76.4% vs 58.6%), affaticamento (61.2% vs 50.4%), mialgia (41.4% vs 29.7%), dispnea (35.6% vs 22.4%), rinorrea (10.5% vs 3%), mal di testa (35.3% vs 13.8%), anosmia (30.3% vs 16.4%) e indebolimento o perdita del senso del gusto (27.1% vs 14.7%)
  • aumentati livelli di ferritina (438 vs 392 ng/mL), inferiori di creatinina (1.1 vs 1.2 mg/dL)
  • nessuna differenza con la controparte priva di sintomi GI nell’utilizzo di ausili respiratori e ulteriori accertamenti (TAC, ICU ecc.) né nel tasso di sopravvivenza
  • genere (donne), febbre, mal di testa, anosmia, rinorrea, livelli di aminotransferasi, trattamento antibiotico nei 3 mesi precedenti sono le variabili che hanno mostrato una correlazione con l’insorgenza di sintomi GI

Infine, analizzando i questionari sintomatologici completati al follow-up di un mese:

  • in 530 pazienti Covid e 258 controlli senza sintomi GI prima del ricovero la nausea ha registrato una presenza significativamente maggiore nel gruppo Covid (8.3% vs 2.3%). Nessun’altra differenza è stata registrata
  • nei pazienti con almeno un sintomo GI al baseline, si è osservato un generale decremento di gravità tranne che per eruttazione, costipazione, durezza fecale, evacuazione incompleta, distensione addominale e flatulenza. Miglioramento ad esempio invece per diarrea (63.9% vs 12.1%), nausea (46.3% vs 12.8%) ecc.
  • andamento generalmente contrario invece per coloro che in fase acuta non hanno presentato alcun sintomo con un incremento di eruttazioni (4.7%), nausea (6%), rigurgito (4.7%) ecc.

I sintomi gastrointestinali sembrerebbero quindi colpire una vasta percentuale di pazienti Covid con, in alcuni casi, persistenza di questi sintomi anche una volta risolta l’infezione.

Interessante da approfondire è quindi l’opzione di trattare questi sintomi in fase acuta per prevenirne il prolungamento nella fase post-Covid.

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